RSS Feeds & Eclipse

Per collegarmi al precedente post sull’information overload (come commento non sarebbe stato male ma non avrebbe avuto la visibilita’ che ritengo meritare, bonta’ mia) 

C’e’ un bel plug-in per Eclipse che presenta i feed RSS all’interno del vostro IDE preferito.  E’ stato anche reso sotto licenza LGPL proprio questo mese. Quindi:

  1. ci si puo’ “ispirare” per vedere come lo hanno fatto ed imparare come si fa un plug-in “a scopo limitato”
  2. usarlo per monitorare i feed RSS del nostro Trac su eConference over ECF

Sperando che qualcuno dell’eC-Team lo usi.

Agile Estimation

Stavo cercando qualche informazione in più su come pianificare, in un progetto agile, le iterazioni e le user story per ogni iterazione e su come stimare i tempi. Ho trovato su YouTube il talk completo di Mike Cohn su “Agile Estimation” fatto a Marzo del 2007. Vale la pena ascoltarlo anche se è lungo 90 minuti.

Parte I
http://www.youtube.com/watch?v=fb9Rzyi8b90

Parte II
http://www.youtube.com/watch?v=jeT0pOVg0EI

Da qui potete scaricare le slide del talk.

Inoltre, molto interessante è anche questo post di Mike Cohn sugli Story Points. Lui ritiene che non dovrebbero essere usati come misura di produttività:

Using story points or ideal days to measure productivity is a bad idea because it will lead the team to gradually inflate the meaning of a point when trying to decide between calling something “two points” or “three points” […]
My view is that points can be used as the best way to estimate and assess progress that we’ve ever had or they can be used as another weapon with which to hit the team […]

E ci sono tanti altri post interessanti sul suo blog, come questo:

A common source of confusion on agile teams occurs when the sprint (“iteration”) backlog and the product backlog are both estimated in hours. To avoid this confusion I strongly recommend estimating these backlogs in different units.
In sprint planning the team should always talk of tasks and hours. Sprint planning covers the horizon of typically two to four weeks out.
In release planning the team can choose between “ideal days” and “story points”. Regardless of which they choose, they still do sprint planning in hours […]

[…] I don’t use story points for sprint planning because story points are a useful long-term measure. They are not useful in the short-term […]

SWAP 2007 @ Uniba

Durante il corso di Sistemi per la collaborazione in rete, alcuni studenti hanno espresso l’interesse nel partecipare a SWAP 2007 (Semantic Web Applications and Perspectives), il workshop sul semantic web che si terrà presso Uniba dal 18 al 20 dicembre.

Nonostante il termine ultimo per la registrazione on-line sia ormai passato, gli studenti interessati sappiano che è possibile la registrazione on-site, pagando in contante 20€. Tale somma copre l’accesso a tutte le sessioni e i tutorial del workshop, inclusi i coffee break.

I piu’ veloci di voi riceveranno anche, come gadget, la copia cartacea dei proceeding (dovreste sapere cosa sono ormai…) e una borsa (disponibili fino a esaurimento scorte).

L’inventore del termine Folksonomy ha qualcosa da ridire…

Con mio grande stupore ho letto questo breve post di Thomas Vander Wal, in cui colui che ha coniato questo termine (spesso criticato) in qualche modo si ribella (molto pacatamente) all’accostamento del termine folksonomy con il termine collaborative tagging. A suo giudizio non c’è alcuna collaborazione perchè manca un obiettivo comune ma solo un aggregazione collettiva… da qui lui preferisce il termine “collective”. A mio parere sta dimenticando che in questi sistemi sebbene manchi l’obiettivo comune e sia più forte un interesse personale esiste comunque un feedback costante che si riceve dagli altri e il meccanismo di collegamento tra utenti risorse e tag spinge inevitabilmente a scoprire come si comportano gli altri, vedere quali tag usano quali risorse e tutto ciò favorisce la cosìdetta serendipity. Inoltre riflettevo anche su una piccola considerazione nata dalla lettura del post di Vander Wal: è vero che spesso non si parte da un obiettivo comune e che senza un beneficio evidente personale questi sistemi stentano a decollare però nonostante molti sistemi di tagging consentano di mantenere privati i propri tag come le proprie risorse, sono in netta minoranza coloro che decidono di non condividere con gli altri la propria organizazzione personale.

IMHO il signo Vander Wal dovrebbe riflettere anche sul fatto che il termine folksonomy nato dall’unione di folk & taxonomy non ha nulla a che fare con una tassonomia…

gli avrei volentieri lasciato un commento ma non sono ammessi :S

Breve aggiornamento: qui commentano lo stesso post di Vender Wal in particolare riporto un pezzetto interessante:

Collaboration should not so narrowly be defined and applied only to a single artifact within joint work (e.g., a wiki page). Collaboration has multiple levels and can involve coordination across co-dependent artifacts with varying degrees of symmetric “joint work” on group and individual artifacts within that project.

You say (party) We say (die) ;)

Prendendo spunto (secondo me) da un gruppo indie canadese (appunto gli You Say Party! We Say Die!)
un laureando (credo tedesco) ha realizzato (contentrandosi molto sull’aspetto interfaccia utente) un tool che consente a un utente di un collaborative tagging system di verificare se i tag che lui ha assegnato a una risorsa sono in qualche modo accettati o no dall’intera comunità… in ogni caso lo strumento ha lo scopo di mostrare quali tag sono anche usati dalla comunità e quali invece sono più personali.

Il tool l’ha chiamato “You say… We say…” per il momento non è disponibile sul web ma scaricabile e soprattutto da testare…

Lo stesso studente poi ha fatto una tesi chiamata “Visual tools for the socio–semantic web” scaricabile in pdf sempre dal suo blog in cui (se non sbaglio) analizza il suo e altri tool che dovrebbero proporsi come nuove forme di visualizzazione delle informazioni reperibili da una folksonomia… alternative insomma alle famose tag clouds

Android – An Open Handset Alliance Project

Google ha lanciato un concorso, mettendo in palio 10 milioni di dollari (quasi 7 milioni di euro), per gli sviluppatori che creeranno le migliori applicazioni per cellulari sulla nuova piattaforma Android utilizzando il kit di sviluppo legato alla piattaforma.

Purtroppo però l’Italia non rientra tra i paesi che possono partecipare al progetto 🙁

The Android Developer Challenge is open to individuals, teams of individuals, and business entities. While we seek to make the Challenge open worldwide, we cannot open the Challenge to residents of Cuba, Iran, Syria, North Korea, Sudan, and Myanmar (Burma) because of U.S. laws. In addition, the Challenge is not open to residents of Italy or Quebec because of local restrictions

per motivi burocratici:

Ma quali sono i limiti burocratici opposti dall’Italia al concorso? La necessità di depositare in anticipo la somma complessiva del monte premi in garanzia; l’obbligo di attribuire i premi in presenza di un notaio e di un rappresentante di un’associazione consumatori legalmente riconosciuta; il vincolo della registrazione del concorso in due ministeri e agli atti dei monopoli di Stato. Lungaggini eccessive a cui Google non intende sottostare.

Mac OS X Leopard: Più veloce, più bello e più sicuro di Vista

Domani è la data del lancio del nuovo Mac OS X, code name Leopard, ultimo aggiornamento dell’OS made in Apple.
La Apple ha pompato il lancio, pubblicando una lista di ben 300 nuove feature. E, pur essendo le revisioni in rete concordi col definire che non tutte queste siano “rivoluzioni”, bensì “evoluzioni”, di certo, queste contribuiranno a rendere OS X ben più che un desktop stiloso, ma anche sostanzioso.
Sebbene qualcuno in lab lo trovi troppo fighetto per comprarlo (per poi ammazzarsi di fatica e di tempo, pur di avere un Sony Vaio, blu e introvabile…), dopo averlo provato a casa per 1 mese sul mio MacMini (la versione precedente, aka Tiger) posso confermare che

Macs are as much about style as substance

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